Si è svolto sabato scorso, presso il Salone Dusmet del P.O. Garibaldi-Centro, un partecipato e proficuo incontro tra i Gastroenterologi dell’Ospedale Garibaldi e i Medici di Medicina Generale della provincia di Catania. Un appuntamento fortemente voluto per prepararsi ai cambiamenti che interesseranno il Servizio Sanitario Nazionale con l’imminente avvento delle Case e degli Ospedali di Comunità.

L’evento, patrocinato dall’ARNAS Garibaldi, dall’AIGO (Associazione Italiana Gastroenterologi ed Endoscopisti Digestivi Ospedalieri) e dalla SIMG, ha rappresentato un momento di confronto concreto sui nuovi modelli assistenziali, sempre più orientati all’integrazione tra ospedale e territorio.

Ad aprire i lavori sono stati il Direttore Generale dell’ARNAS Garibaldi, dott. Giuseppe Giammanco, il presidente regionale AIGO, dott. Antonello Privitera, e il direttore dell’UOSD di Gastroenterologia, dott. Domenico Cantarella. Nel corso della giornata hanno inoltre offerto il loro contributo qualificato autorevoli esponenti della SIMG (Società Italiana Medici Medicina Generale e Cure Primarie), tra cui Cinzia Pace, Katiscia Monteleone e Adriana Di Gregorio.

“Il futuro della sanità passa dalla capacità di fare rete e di parlare un linguaggio comune tra ospedale e territorio. – ha sottolineato il direttore generale Giammanco – Incontri come questo non sono solo momenti formativi, ma veri cantieri di idee per garantire equità di accesso e continuità delle cure ai cittadini”.

Ai lavori hanno preso parte tutti i medici della Gastroenterologia (C.E. Di Bartolo, D. D’Agostino, S. Parisi, C. Petruzzellis) e il personale infermieristico, che hanno animato diversi e vivaci dibattiti. Al centro della discussione l’appropriatezza prescrittiva, tema particolarmente attuale, con l’obiettivo di migliorare l’indicazione agli esami strumentali e ottimizzare i tempi delle liste d’attesa.

Ampio spazio è stato dedicato anche alla necessità di sensibilizzare maggiormente la popolazione allo screening del tumore del colon-retto, una campagna che vede purtroppo la Sicilia ancora tra le ultime regioni a livello nazionale per tassi di adesione. Altro nodo cruciale è stato quello della continuità di cura, attraverso la definizione di percorsi condivisi che evitino al paziente di sentirsi ‘abbandonato’ nel delicato passaggio tra ospedale e territorio.

“Il medico di medicina generale è il primo anello di una catena che deve funzionare senza interruzioni – ha evidenziato il dott. Cantarella –. Rafforzare il dialogo diretto con il territorio significa non solo snellire le liste d’attesa, ma soprattutto garantire diagnosi più tempestive e cure più efficaci a chi ne ha davvero bisogno”.

Il confronto si inserisce in un contesto sanitario profondamente mutato: l’allungamento dell’aspettativa di vita e il progressivo invecchiamento della popolazione – con una previsione che vede, entro il 2050, circa il 35% degli italiani sopra i 65 anni – impongono un ripensamento dei modelli assistenziali. Diventa quindi sempre più urgente un sistema capace di integrare competenze, valorizzare l’iniziativa proattiva e promuovere una collaborazione multidisciplinare strutturata.

L’evento formativo ha posto l’accento anche sull’importanza di una corretta valutazione degli esiti degli esami strumentali, per ridurre il numero di indagini superflue che congestionano le liste d’attesa e accelerare i tempi diagnostici. In questo percorso, il ruolo del Medico di Medicina Generale risulta centrale nell’identificazione appropriata della necessità di esami endoscopici e colonscopici, con un impatto diretto sulla riduzione delle complicanze legate a diagnosi e terapie tardive.

I lavori si sono conclusi in un clima di grande partecipazione e interattività, lasciando “in dote” numerose proposte operative e idee di miglioramento, tutte orientate a consolidare quel rapporto tra ospedale e territorio che, per troppo tempo, è stato fragile. Un passo concreto verso uno standard assistenziale più moderno, efficiente e soprattutto più vicino ai bisogni dei pazienti.